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Stampa e ricordi

Da Pizzo Meta la vista dell’Adriatico

Nel “Pizzo Meta” del 2012: la prima parte del racconto dell’escursione con la salita fatta di notte fino all’alba, da ragazzo, con gli amici, a piedi e partendo da Sarnano fino a giungere sulle rocce di Fosso Lardina.

Seguitammo a salire con le mani e con i piedi. Come Dio volle, sbucammo dove cominciano i muraglioni che precedono il Passo del Lupo e, dopo aver ripreso fiato, decidemmo di fare lì la colazione programmata per Pizzo Meta. Passata circa un’ora ci rimettemmo in cammino. Prima d’infilarci nel sentiero che attraversa il bosco e va verso il pizzo (adesso non ci si passa più), vedemmo alla Maddalena un enorme gregge di pecore che fra belati e suono di campanacci s’avvicinava a Lardina. Arrivammo ai prati e poi su per la breve salita fino alla cima. Seduti sulla vetta, il premio fu l’immenso panorama fino al mare Adriatico con la vista di cento paesi e città sulle colline; in prima fila Sarnano e, sul fondo della valle di Jana, le rovine di Soffiano. Le foto di rito, tra amici sotto la croce di ferro, piantata lì parecchi anni prima da “quelli” di Loro Piceno. Dopo un’ora, la partenza per la “fonte dell’acqua calda” (glaciale) posta poco più in alto da Lardina dove facemmo pranzo. Consumata la giusta pausa, di nuovo in partenza per la vetta di Sassotetto, da cui la discesa alla Forcella, alle zone dell’hotel Hermitage, dell’hotel Sibilla (ancora non c’erano) e l’imbocco della strada verso il Passo del Lupo, disseminata di pietre poiché durante la seconda guerra mondiale non era stata più curata. Iniziammo la discesa per il sentiero delle “Pietre Fesse” fino a Piobbico e proseguimmo per la strada di Sarnano. In tutto sedici ore di cammino comprese le soste.

Di tante escursioni, tra cui al Vettore, a Castelmanardo, a Berro, alla Regina o Priora etc., questa è quella che vive più delle altre nei miei ricordi poiché per l’ascesa, cominciata di notte e svoltasi tra l’aurora e l’alba, lungo un “sentiero sbagliato” ma vinto perché eravamo ragazzi, vidi e udii uno spettacolo del mattino così bello e al quale in montagna non mi è più capitato d’assistere. Ma anche il ricordo vale qualche cosa ed è bello da custodire. Chi non lo ha difficilmente può apprezzarlo e se qualcuno, leggendomi, si è annoiato è pregato di scusarmi e di capirmi.

 

Angiolino Ghiandoni

presidente del “Centro Studi Sarnanesi”