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Escursioni

Nel Grande Nord... sulle Alpi della Scandinavia

Mi hanno sempre affascinato i Paesi del Nord.

Finalmente quest’anno sono riuscita a organizzare con mio marito il viaggio dei miei sogni: a Tromso in Norvegia.

 

Partenza in primavera, ad aprile, quando le giornate sono più lunghe e le temperature più miti. Prossimi all’arrivo, l’aereo inizia ad abbassarsi. Lo spettacolo è da mozzare il fiato. Attraverso gli squarci delle nubi, luci e ombre giocano sulle montagne candide, coperte di neve fino al punto in cui si tuffano nel mare. Il blu profondo del Mare del Nord diventa verde o color ghiaccio, vicino alla costa, per il riflesso della neve. Le nubi si muovono veloci. Un punto che prima era illuminato ora va in ombra e dopo un minuto sembra sparire coperto dalla coltre lattescente.

In questa parte del mondo il tempo cambia con grande rapidità: il panorama così luminoso e cangiante visto dall’aereo, all’uscita dall’aeroporto è già con un cielo plumbeo mentre il vento freddo non lascia presagire nulla di buono. Il mattino seguente, preparata l’attrezzatura, decidiamo, tanto per scaldarci e conoscere la zona, d’iniziare con una via facile vicina a Tromso, che Daniele aveva visto nei resoconti delle gite. Il tempo è ancora grigio: prima nevica, poi smette, poi esce il sole e dopo cinque minuti nevica di nuovo. Iniziamo la via sulle tracce di un gruppo arrivato prima di noi; facciamo tutta la salita in condizioni di visibilità più o meno buona, tranne gli ultimi cinquanta metri fino alla vetta su cui una nuvola ci chiude ogni visuale.

Ricomincia a nevicare e la discesa è resa difficoltosa perché non si vede il terreno. Il giorno dopo ci svegliamo con il sole e decidiamo di andare più lontano. Lungo la salita, un paesaggio d’incanto. Le montagne in questa zona della Norvegia non sono alte. Le cime raggiungono i 1000 metri, ma si stagliano verticali e impervie ricordando più le Alpi che i dolci Appennini (non a caso si chiamano Lyngen Alps). Le cime si susseguono, s’incastrano fra bracci di mare e laghi ghiacciati, si nascondono l’un l’altra inframmezzate solo da strette valli e da qualche pendio più ampio, bordato alla sommità da cornici di neve come fantasiosi ricami. Non ci sono strade che tagliano i fianchi delle montagne, non ci sono paesini abbarbicati alle loro pendici, come accade da noi. Non ci sono croci sulle vette né impianti di risalita a spezzare l’incanto di un paesaggio selvaggio e incontaminato. La maggior parte delle strade corre lungo la costa, là dove il pendio si fa più dolce prima di gettarsi nel mare. E lungo la costa si affacciano case e villaggi.

La discesa è splendida: la neve è abbondante, soffice e polverosa, sembra di sciare sulla panna montata. Stanchi e appagati andiamo sulla riva del mare a respirarne il profumo, a guardare i graticci dove essiccano i merluzzi, a osservare uccelli marini, sassi incrostati di molluschi e piccoli vermi nella sabbia. Anche nei giorni seguenti siamo fortunati con il tempo (solo una giornata instabile) e ci godiamo altre splendide gite. La neve è polverosa, a volte appena crostosa e pesante. Ramponi e piccozza non servono. Le valanghe sono meno frequenti di quello che ci saremmo aspettati su pendii tanto carichi. Solo qualche slavina da pendii quasi verticali. Elaboriamo una nostra teoria sulla causa: la neve cade quasi continuamente ma le temperature rimangono basse e stabili; non essendoci sbalzi termici la neve non si scioglie e non si forma il ghiaccio; non si creano strati con una diversa coesione e il manto si compatta con il suo stesso peso. In quelle zone, inoltre, non c’è l’erba alta che favorisce lo scivolamento degli strati di neve.

Saremmo curiosi di sapere se le nostre teorie sono esatte e se le condizioni climatiche trovate sono costanti per l’orografia o se variano di anno in anno. Il viaggio a Tromso: una fantastica occasione di arricchimento e gratificazione, divertimento ed “esplorazione” di un ambiente montano diverso dal nostro.

dott. Hena Annavini

veterinario a Sarnano