banner1.jpg

Si racconta in montagna

A San Leonardo, da Padre Pietro, sull'Infernaccio

 Tra le escursioni, quella a S. Leonardo da p. Pietro, è ogni anno la mia meta fissa, non solo per l'intrigante fascino che viene da Infernaccio e leggenda della Sibilla, ma per quell'atmosfera di “ora et labora” (prega e lavora) che l'antico luogo benedettino ispira da quando c'è il “Muratore di Dio”. “Non eremo - ha più volte precisato il cappuccino - ma monastero”. Purtroppo, “gettonato”: la gente vi sale anche in ciabatte, rischiando molto sui ciottoli viscidi delle Pisciarelle e lungo il Tenna che, tumultuoso, si fa strada tra montagne tanto vicine da toccarsi. L'ultima escursione, il 6 agosto scorso, per animare l'uscita di ragazzi e genitori della parrocchia di Sarnano. Mi accompagnava Marco, il nipote americano che nel 2006 attraversò scalzo il guado del “Macigno”, sguazzando nell'acqua gelida. Per lui e gli altri le stesse sensazioni: stupore alla vista della natura selvaggia e rabbia nella faggeta, ferita da incisioni firmate. “Nomina stultorum ubicumque scripta sunt” (il nome degli stolti sono scritti ovunque). Lungo il sentiero, percorso da p. Pietro con il trattorino, alcune notizie per prepararli alla figura del piccolo frate (al secolo Armando Lavini di Potenza Picena): barba candida, mani tremanti e nodose, prediche asciutte e profonde. Un gigante. Ho detto loro del documentario che Tvrs presentò nel 2006 a Comunanza e passato più volte sul piccolo schermo. Un bel filmato su bellezza dei luoghi e storia del frate. Alcune sequenze: la comitiva televisiva sotto le Pisciarelle e sullo spumeggiante fiume Tenna (in etrusco “Giove”); la galleria dell'Acquedotto del Tennacola (“piccolo Giove”) dove passa con il trattorino, le gole tenebrose dell'Infernaccio e il sentiero stretto della Faggeta. Giornalisti tranquilli, seduti sul rimorchio del mezzo guidato dal cappuccino. “Mi sono ribaltato sei volte” mi sussurrò nel silenzio dell'Auditorium di Comunanza. Sì, ha rischiato d'essere schiacciato, ma loro non lo sapevano. Giunti sul pianoro, si fermarono stupiti come è accaduto alla comitiva sarnanese, vedendo le arcate neogotiche di S. Leonardo. Bistrattate dai tanti “soloni” che dimenticano com'erano ridotti i resti dell'antico monastero: una stalla di pecore. Sembra impossibile che la nuova chiesa e il campanile, giunto alla cella campanaria, siano opera di uno solo. Le pietre calcaree, sapientemente squadrate, rimandano alle mani del religioso: gonfie, ferite per il freddo e il tanto lavoro. La curiosità di ogni escursionista diventa simpatia davanti alla sua disarmante serenità: “Quassù, solo, per 39 anni!”. L'anziano frate (ultraottuagenario, non dice mai l'età) a 9 anni entrò nel collegio dei Cappuccini di Fermo. Sacerdote a 25 anni, fu mandato al santuario dell'Ambro. Una seconda chiamata del Signore gli cambiò l'esistenza. Durante una camminata all'Infernaccio, ebbe la missione “francescana” di ricostruire il sito, ridotto a stalla. Iniziò il 24 maggio 1970. Vi giunse con una carriola e un tozzo di pane di dodici giorni, dono di un'anziana di Rubbiano (Montefortino). Dormì sotto le stelle... Lasciò quei ruderi per due anni, andando missionario in Sudafrica. Ritornato, riprese cazzuola, martello, sacchi di cemento e tubi sulle spalle. Decenni di solitario lavoro: “È preghiera, se fatto secondo il volere divino”. Ha incontrato brave persone e altre meno, tutte accolte col sorriso. Ha avuto aiuti insperati. Una ditta emiliana gli regalò il trattorino. Non dimentica i benefattori romani Elena e Leonardo Albertini (figli dello “storico” direttore del Corriere della Sera) che gli donarono luogo e soldi, con cui pagò le spese catastali. Molti gli ostacoli ricevuti da miopie umane o burocratiche. Non ha ancora l'elettricità, pur tra l'abbondanza d'acqua. Benigni, pres. dell'Ascoli calcio, gli ha donato centralina idroelettrica, tubi e cavi. Interrati, danno fastidio pure quelli! Nel 1999 ha scritto il libro “Lassù sui monti...”per narrare: antico monastero, bellezze naturali, storie e leggende dei Sibillini. In Valle d'Aosta papa Giovanni Paolo II andava per i sentieri con questo libro in mano. Su p. Pietro hanno scritto, l'8 gennaio 1998, “Il Venerdì” di Repubblica e, nel dicembre 2005, “Famiglia Cristiana”. Il primo video fu “Il sogno di Pietro”, girato dai sarnanesi p. Serafino Rafaiani e Piero Rossi.           

 Vermiglio Petetta

                      Corrispondente - “L’Appennino Camerte”

        Writer - “La Gazzetta Italiana” Cleveland, Stati Uniti