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Si racconta in montagna

Sulle orme del Meschino

 

L’escursione più fascinosa dell’anno 2011: sul monte Sibilla (2173 m) dal rifugio Sibilla (1546 m) per il versante sud-est e sul sentiero che s’arrampica sopra la famigerata strada “a zeta”. Uno scempio che valse al sindaco Francesco Corbelli di Montemonaco il premio Attila. Un’escursione con passaggi accattivanti sulle roccette della Corona tra panorami mozzafiato e atmosfere da favola. Sulle orme di Guerrino detto il Meschino e nella leggenda della Sibilla Appenninica, chiamata nel Medioevo maga o fata Alcina da letterati del ’400, poeti-pastori e negromanti.

La Sibilla, attorniata da fate - dice la leggenda - fu grande ammaliatrice ed ebbe tra i suoi ospiti in quella sua reggia ipogea, incantata nelle viscere della montagna, il Guerrin Meschino, cavaliere errante alla ricerca dei genitori. Il cavaliere ci salì, benché sconsigliato da monaci, e vi fu trattenuto un anno intero. Avuta finalmente la notizia sul luogo dove trovare i suoi, scappò ma, prima di proseguire nella ricerca, passò dal papa a Roma per chiedere perdono d’essersi fermato troppo a lungo... dalla maga. Una leggenda italiana risalente a miti romani e cultura pastorale da Norcia a Montemonaco. Nel Medioevo era conosciuta in tutta l'Europa. Intorno all’anno 1410 il trovatore toscano Andrea da Barberino ci scrisse un romanzo cavalleresco, “Il Guerrin Meschino”. Opera letteraria in otto libri che si diffuse ovunque con la stampa del 1473. Al centro della vicenda c’è Guerrino, figlio di Milone re di Durazzo e Fenisia. In guerra contro gli infedeli, lo affidano alla balia perché lo porti in salvo. Però, rapito dai pirati, è venduto a un mercante greco e da questi ceduto all’imperatore di Costantinopoli come compagno per il figlioletto Alessandro. Guerrino diventa amico di Alessandro tanto da chiedergli di affrancarlo e tenerlo a corte. S’innamora di Elisena sorella del principe, ma non esprime il suo sentimento perché non conosce le proprie origini: per questo inizia a farsi chiamare il Meschino. L’imperatore vuole maritare la figlia Elisena con un torneo per nobili cavalieri e Guerrino partecipa in anonimato. Lo aiuta Alessandro che gli dona vesti e armi. Nei tre giorni vince ogni gara ma, credendosi plebeo, non osa pretendere come moglie Elisena. La mano della giovane viene chiesta da due principi arabi all’imperatore, che si oppone e quelli stringono d’assedio Costantinopoli. L’imperatore, grazie all’aiuto di Guerrino, riesce a sconfiggere i turchi e, alla richiesta di andare a cercare i veri genitori, acconsente interrogando inutilmente gli oracoli per sapere della famiglia del cavaliere. Guerrino parte ventenne alla ricerca del suo passato e giunge dopo un lungo errare nel regno della Sibilla. Tra libri e leggende molte sono le varianti, ma la tradizione vuole che il Meschino passi dai monaci (oggi casale Rosi) che cercano di dissuaderlo. Sicuro di sé giunge alla grotta della Sibilla... La “Grotta delle Fate” (2150 m) rivolta a sud, verso il Lago di Pilato, altro luogo noto perfino in Germania e meta di negromanti. Monte e lago, luoghi d’indubbio fascino. Nel 1420 ci salì il francese Antoine de La Sale. Era venuto in Italia con Luigi III d'Angiò in spedizione a Napoli. Salì da Norcia al monte Sibilla e al lago di Pilato. Studiò quei luoghi tanto famosi e misteriosi. Scrisse un resoconto, “La salade” (l’insalata), con tanto di mappe dell’ascesa. Entrò nella grotta e vide un laghetto. La sua, una delle tante “discese infere”. Da anni l’ingresso è ostruito: un crollo “provocato”, forse per celare segreti e fantasie pastorali. Così la leggenda della Sibilla ha trovato ulteriore alimento. Peccato che i pastori, quelli di una volta, poeti-cantastorie capaci di conoscere poemi a memoria non ci siano più, altrimenti avrebbero ricamato altre storie sui Sibillini, monti che Leopardi vide da lontano e affascinato chiamò “Monti Azzurri”.

Vermiglio Petetta

Corrispondente e disegnatore dal 1984

del settimanale “l’Appennino Camerte”