banner1.jpg

Escursioni

Walter Bonatti, leggenda dell' alpnismo italiano

La Montagna e la Natura, il 13 settembre 2011, hanno perso Walter Bonatti (81anni), leggenda dell’alpinismo italiano: “Il re delle Alpi”, scalatore, esploratore e giornalista. Negli anni ’70, memorabili i suoi reportage per Epoca, settimanale Mondadori. Ha scritto libri. Era nato a Bergamo nel 1930 e divenne “guida alpina” nel 1954.

Nello stesso anno partecipò alla spedizione italiana, guidata da Ardito Desio, che permise ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli di conquistare per la prima volta il K2 (m 8611). Bonatti, a 23 anni, era il più giovane della spedizione. Ne riportò solo amarezze. “Esperienze troppo crude - scrisse - per i miei giovani anni”. Dovute al mancato raggiungimento con i due scalatori che avevano piazzato la tenda, ma senza avvisare, 250 m più in alto. Impossibile da individuare. Bonatti passò col compagno pakistano Mahdi una notte (30-31 luglio) all’addiaccio nella “zona della morte” a 50° C sotto zero, senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo per ripararsi. Solo alle prime luci dell’alba poterono ritornare al campo 8. Mahdi riportò congelamenti a mani e piedi. In seguito subì l’amputazione di alcune dita. La vicenda divenne “il caso K2”. La bandiera italiana sulla seconda vetta del mondo e la bella tavola di Walter Molino sulla Domenica del Corriere non placarono le polemiche. In ballo: lealtà, senso di squadra e vita. Insomma, “un grosso fardello di esperienze personali negative”. Subì ostracismi. Tuttavia seguitò a scalare, esplorare, fotografare e scrivere per giornali (mai s

La Montagna e la Natura, il 13 settembre 2011, hanno perso Walter Bonatti (81anni), leggenda dell’alpinismo italiano: “Il re delle Alpi”, scalatore, esploratore e giornalista. Negli anni ’70, memorabili i suoi reportage per Epoca, settimanale Mondadori. Ha scritto libri. Era nato a Bergamo nel 1930 e divenne “guida alpina” nel 1954.

Nello stesso anno partecipò alla spedizione italiana, guidata da Ardito Desio, che permise ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli di conquistare per la prima volta il K2 (m 8611). Bonatti, a 23 anni, era il più giovane della spedizione. Ne riportò solo amarezze. “Esperienze troppo crude - scrisse - per i miei giovani anni”. Dovute al mancato raggiungimento con i due scalatori che avevano piazzato la tenda, ma senza avvisare, 250 m più in alto. Impossibile da individuare. Bonatti passò col compagno pakistano Mahdi una notte (30-31 luglio) all’addiaccio nella “zona della morte” a 50° C sotto zero, senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo per ripararsi. Solo alle prime luci dell’alba poterono ritornare al campo 8. Mahdi riportò congelamenti a mani e piedi. In seguito subì l’amputazione di alcune dita. La vicenda divenne “il caso K2”. La bandiera italiana sulla seconda vetta del mondo e la bella tavola di Walter Molino sulla Domenica del Corriere non placarono le polemiche. In ballo: lealtà, senso di squadra e vita. Insomma, “un grosso fardello di esperienze personali negative”. Subì ostracismi. Tuttavia seguitò a scalare, esplorare, fotografare e scrivere per giornali (mai sul K2) dai luoghi più belli e impossibili: dal Namib all’Amazzonia. Nei libri invece tornava spesso a quei dolorosi ricordi giovanili.

La “versione Bonatti” fu ufficializzata dal Cai solo nel 2008. Dopo cinquant’anni d’esilio dalla tv, la prima uscita a “Che tempo che fa” di F. Fazio (17-1-2009). Ebbe compagna della vita l’attrice Rossana Podestà. I funerali civili si sono svolti a Lecco (18-9-2011); il corpo è stato cremato e le ceneri tumulate nel cimitero di Porto Venere a picco sul mare. Walter Bonatti era stato alpinista ed esploratore “di terra e di mare”.

Vermiglio Petetta

Corrispondente  del settimanale

“l’Appennino Camerte”