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Il CAI e l'ambiente

L’ambiente, dopo decenni, costretto ancora alla difesa

Cinquanta anni fa arrivava anche nel nostro territorio la necessità di difendere l’ambiente da opere sempre più invasive o semplicemente dall’inquinamento che nelle nostre aree era legato principalmente ai corsi d’acqua. Il momento della lotta anche aspra è adesso influente politicamente. All’origine questa battaglia, portata avanti da pochi abitanti delle città, non era capita dalle popolazioni locali che, prese e illuse dalla presunta e repentina modernizzazione di un mondo perpetuatosi per decenni sempre uguali, vedevano occasioni di sviluppo in opere invasive, che nulla poi hanno inciso sull’espansione economica delle aree montane. Oggi queste forme di lotta sono evolute in “Comitati” nati per difendere porzioni di territorio.

Comitati di uomini e donne di ogni estrazione sociale e idee politiche, spesso molto numerosi e capaci di fare pressione in maniera talmente incisiva da costringere le istituzioni anche a incredibili dietro-front su decisioni prese poco tempo prima, come su centrali a biogas e collocazione a terra d’impianti fotovoltaici. La domanda che viene da porsi è come mai, se la difesa del territorio (come si ama dire oggi) è così sentita dalla popolazione, la programmazione e la progettazione sono rimaste ancorate a scelte che poi non sono condivise?

È chiaro a tutti che oggi un’opera, se non è gradita da ben più della maggioranza dei cittadini, difficilmente vedrà la luce anche se debitamente autorizzata dagli organismi competenti. S’incolpa la “politica” ma si trascura sempre qualcosa: i politici devono rendere conto agli elettori, anche se lentamente cambiano, mentre la programmazione inciampa sempre negli stessi errori.

Il problema forse potrebbe essere legato ai funzionari che scrivono le norme e rilasciano i permessi; funzionari che sono sempre gli stessi ed esercitano un enorme potere, ricoprendo per decenni gli stessi incarichi, spesso legati a concezioni ormai datate, incatenate a soddisfare la pretesa del “fare per creare sviluppo” a ogni costo.

 

geol. Paolo Tiberi

pres. sez. C.A.I. Sarnano

Il taglio dei boschi e gli alberi guida

Il taglio dei boschi e gli alberi guida

In occasione di escursioni sul nostro territorio montano, si possono osservare le zone sottoposte a taglio dei boschi con gli alberelli “guida” lasciati, come stabilito dalla legge, per prevenire erosioni e andare poi a riformare il nuovo bosco.

Purtroppo non raramente, si può notare che in occasione delle nevicate invernali questi alberelli vengono in massima parte spezzati dal peso neve e in parte anche abbattuti.

Si consigliano pertanto gli operatori del taglio e le autorità preposte al controllo a una più attenta scelta degli alberelli in questione prediligendo quando possibile i più robusti e correttamente cresciuti e non quelli esili e sviluppati in altezza a causa della poca luce del sottobosco precedente il taglio.

Quanto sopra è utile sia per avere il nuovo bosco più sano e forte sia per l’impatto visivo che non rappresenta di certo una buona immagine turistica della cura del nostro territorio.

 

geom. Mariano Costantini

vice pres. sez. C.A.I. Sarnano